La crescita cinese nel teatro mondiale delle materie prime
Attenzione al caso dell’alluminio ed alle deboli scelte del mondo occidentale che complicano il trading: non badano all’interesse generale della filiera e delle PMI del downstream.
L’economia cinese si è mossa da tempo sulle materie prime fondamentali e il loro sistema sta aggiungendo investimenti su investimenti in tutto il fronte, con un preciso piano strategico, a parte i metalli rari. Il Consiglio di Stato cinese ha pubblicato recentemente un piano d’azione su un terreno molto collegato alle materie prime, quello del risparmio energetico e delle tecnologie verdi per il periodo 2024-25, con l’obiettivo di ridurre il consumo di energia e le emissioni di anidride carbonica per unità di PIL rispettivamente di circa il 2,5% e il 3,9% nel 2024. La percentuale di consumo di energia non fossile dovrebbe crescere al 18,9% nel 2024 ed al 20% nel 2025.
In relazione al settore dell’alluminio, come non apprezzare il loro tempismo di anticipare concretamente i tempi per poter competere alla grande con il nostro manifatturiero? In tale contesto, la risposta della lobby dei produttori occidentale di alluminio, difendendo un dazio irragionevole all’import in UE di una materia prima come l’alluminio primario, di cui sta scomparendo la produzione domestica, è estremamente danneggiante per la nostra industria, come è irresponsabile di chiedere restrizioni dei flussi verso l’Europa di alluminio primario a bassissimo contenuto di carbonio.
Negli ultimi decenni, nel mercato del nostro metallo, i decisori che hanno “protetto” i cosiddetti compromessi sui dazi e quant’altro sulle produzioni di alluminio primario purtroppo senza speranza, non hanno tenuto conto di posizioni competenti e disinteressate, togliendo così competitività all’80% ed oltre della filiera ed alle tantissime PMI del segmento.
Qui l’editoriale del nostro Presidente e Amministratore Delegato Mario Conserva per la rivista A&L-Alluminio e Leghe: https://www.calameo.com/publitec/read/007274363be31e1098ad3