PRESS RELEASES – Comunicato stampa: UE – Conserva (FACE), aggiungere l’alluminio alle sanzioni dell’Ue sarebbe un altro danno autoinflitto

Comunicato stampa

UE: CONSERVA (FACE), AGGIUNGERE L’ALLUMINIO ALLE SANZIONI DELL’UE SAREBBE UN ALTRO DANNO AUTOINFLITTO

16 Novembre 2023. “L’aggiunta di prodotti in alluminio alla proposta del 12° pacchetto di sanzioni non è una grande dimostrazione che l’UE abbia una bussola strategica: non aiuterà ad accelerare la fine della guerra in Ucraina, reindirizzerà ulteriormente le forniture russe a basso contenuto di carbonio, di cui abbiamo tanto bisogno, verso la Cina e altri concorrenti, e approfondirà l’ansia del mercato, contribuendo così a un aumento dei prezzi che metterà centinaia di aziende europee a rischio di chiusura”. Lo dichiara in nota Mario Conserva, Segretario Generale Face (Federazione Europea Consumatori di Alluminio). FACE auspica che gli Stati membri dell’UE e la Commissione riflettano attentamente prima di aprire un altro vaso di pandora all’interno del nostro vasto arsenale sanzionatorio, facendo questa volta più male che bene alla nostra forza industriale e agli sforzi di decarbonizzazione – i due pilastri dell’obiettivo dichiarato dalla Presidente Von der Leyen di rendere l’Unione Europea “la prima potenza sostenibile del mondo”.

“L’alluminio – continua Conserva – è stato oggetto di una vigorosa e perseverante campagna di lobbying da parte dei concorrenti dei produttori russi e di alcune associazioni industriali, e alla fine è stato inserito nella proposta della Commissione per il 12° pacchetto di sanzioni UE. Abbiamo la sensazione che, sotto pressione, si sia voluto aggiungere a tutti i costi l’alluminio alla nuova proposta della Commissione, anche senza tener conto di conseguenze ben più indesiderate dell’efficienza energetica”. “Alla luce dei nostri 25 anni di lotta per la competitività e la sostenibilità dell’industria europea dell’alluminio a valle – aggiunge il Segretario Generale di FACE – riteniamo che questa aggiunta, se approvata dagli Stati membri dell’UE, sarebbe un grave errore per le seguenti ragioni:

  1. Per quanto ne sappiamo, l’alluminio è l’unico settore in cui i principali attori privati (grandi aziende e associazioni) hanno esercitato un’azione di lobbying pubblica e aggressiva nei confronti delle istituzioni dell’UE, chiedendo sanzioni che avrebbero colpito il loro settore, alla ricerca di vantaggi commerciali.
  2. Le sanzioni sono strumenti politici sovrani a disposizione degli Stati e non dovrebbero essere utilizzate da attori privati per promuovere le loro agende di mercato con pratiche non di mercato, né gli Stati sovrani e le istituzioni intergovernative dovrebbero lasciare che uno strumento politico, di sicurezza e diplomatico così potente e sensibile come le sanzioni diventi preda dell’eccessiva influenza delle lobby.
  3. Qual era la pressante necessità geopolitica di aggiungere l’alluminio alle sanzioni dell’UE, proprio dopo che questo metallo leggero e infinitamente riciclabile per la transizione verde era stato finalmente incluso nell’elenco delle materie prime critiche?
  4. L’Europa ha un crescente deficit netto di alluminio primario, ora superiore all’84%. Nessuno prevede nuovi investimenti per la produzione di fusioni nel nostro continente e gli scenari più ottimistici di riciclaggio copriranno al massimo la metà del nostro fabbisogno di questo materiale sempre più richiesto. Se siamo seri riguardo al nostro Rinascimento industriale e al Green Deal, invece di sanzionare le forniture di alluminio a basso contenuto di carbonio, dovremmo liberalizzare il commercio dell’alluminio grezzo, esentare l’alluminio a basso contenuto di carbonio dai costi eccessivi e dalla burocrazia della CBAM; dovremmo inondare l’industria dell’alluminio dell’UE con incentivi in stile IRA e sovvenzionare massicciamente i prezzi dell’elettricità.
  5. Le sanzioni sono una sorta di bomba nucleare economica tattica e quindi vanno gestite con estrema attenzione, evitando soprattutto che le radiazioni – le conseguenze non volute – tornino a farci male e per molto tempo.
  6. Le sanzioni vengono emanate per indebolire gli avversari. Nel caso dell’alluminio, è difficile capire come l’aggiunta di questo prodotto al pacchetto possa in qualche modo sostenere gli obiettivi geopolitici dell’UE, dal momento che, in base ai dati disponibili, le entrate fiscali statali derivanti dall’industria russa dell’alluminio, che è costituita da aziende private, rappresentano meno dello 0,1% del bilancio annuale della Russia (!). Pertanto, le sanzioni per l’alluminio non cambieranno in alcun modo il corso degli eventi, né influiranno sui produttori russi che potranno vendere i loro prodotti a basse emissioni di carbonio all’Asia, che sta puntando sempre più ai lucrosi mercati dei prodotti verdi. Danneggerà solo i trasformatori, gli utenti finali e i consumatori europei di alluminio, che saranno privati di importanti forniture a basse emissioni di carbonio, in un momento in cui i loro più forti concorrenti internazionali saranno felici di acquistare più alluminio grezzo e semilavorati a basse emissioni di carbonio dalla Russia, di lavorarli e di aumentare la loro penetrazione nel promettente mercato dei prodotti verdi dell’UE, spazzando via le PMI europee vulnerabili e in difficoltà, che le istituzioni europee hanno la responsabilità di proteggere.
  7. L’elenco dei prodotti in alluminio che la Commissione intende includere nel 12° pacchetto, secondo quanto trapelato dai media, è molto limitato in termini di volume, ma rappresenta una quota significativa delle importazioni di vergelle nell’UE (17% nel primo semestre 2023), il che significa scarse possibilità di sostituzione per le PMI europee consumatrici che rischiano gravi ripercussioni. Ma questo elenco quasi simbolico (e quindi insensato), se approvato, avrà un effetto perverso: continuerà ad alimentare l’ansia e l’incertezza del mercato. La gente continua a chiedersi “cosa succederà dopo?”, e questa instabilità contribuisce a mantenere una pressione al rialzo sui prezzi, il che è terribile per le PMI di questo settore a bassissimo margine; ed è una manna per coloro la cui capitalizzazione di mercato e i cui bonus sono legati ai prezzi di vendita e che sono i più accaniti sostenitori delle restrizioni e delle sanzioni commerciali”.

 

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