Doppi dazi Usa, stangata silenziosa sulla manifattura bresciana
Si chiamano dazi e spesso sono fonte di imbrogli: pare che l’amministrazione Trump intenda interpretare a suo modo la tariffa concordata del 15% sull’import dall’Unione Europea di alluminio e acciaio, portandola al 50% per le parti metalliche di macchinari e prodotti realizzati nei due metalli. Parliamo, tanto per dare un’idea, di condizionatori, stoviglie, mobilio, illuminazione, motociclette, bulldozer, vagoni ferroviari, mezzi di movimentazione merci.
L’onere economico sarebbe pesantissimo da sostenere sia per gli esportatori-produttori europei che per i clienti americani. Potrebbe sembrare il giochino delle tre carte: difficile prevedere se il provvedimento reggerà alle critiche, ma è certo che si tratta di una scelta che può mettere a grave rischio l’intera intesa commerciale tra USA e UE.
Ancora più significativo è notare che dall’aumento dei dazi è escluso il rottame, un chiaro segnale dell’aggressivo contenuto protezionista delle scelte trumpiane. L’Unione Europea ha ormai un deficit di alluminio primario superiore all’87% del fabbisogno interno: ogni anno ci sono necessarie 7 milioni di tonnellate di alluminio grezzo per alimentare la nostra industria. In questo contesto, non possiamo permetterci una fuga di rottami verso gli Stati Uniti, dove questo materiale strategico viene esentato dai dazi del 50%.
Questo scenario rende ancora più evidente l’importanza di vigilare e intervenire opportunamente, difendendo il valore del riciclo e i notevoli risultati ottenuti dall’industria europea – e in particolare italiana – nella circolarità dell’alluminio, che rappresenta un pilastro per la sostenibilità e per l’autonomia strategica del nostro continente.
L’articolo pubblicato dal Giornale di Brescia è disponibile qui.