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federation of aluminium consumers in europe

La concorrenza asiatica sta uccidendo i produttori di alluminio UE

La concorrenza asiatica sta uccidendo i produttori di alluminio UE

Il Presidente FACE Conserva: “Draghi ha ragione, troppa disparità normativa”

 

Le regole Ue stanno uccidendo le Pmi, ha detto Mario Draghi presentando il suo rapporto sulla competitività. Un appello a realismo e pragmatismo che trova grande sostegno nella FACE (Federation of Aluminium Consumers in Europe), che rappresenta i produttori di alluminio europei. 

“La concorrenza asiatica nel settore dell’alluminio sta mettendo sotto forte pressione le Pmi europee. Le cause principali sono i costi di produzione molto più bassi in paesi come la Cina e l’India, grazie a salari inferiori, normative ambientali meno stringenti e sussidi statali alle industrie. Questo ha consentito ai produttori asiatici di offrire parti e componenti semilavorati in alluminio a prezzi significativamente più bassi rispetto alle controparti europee”, ha spiegato il Presidente Mario Conserva. 

Tra le criticità da risolvere ci sono i dazi all’import di alluminio grezzo proveniente da Paesi extra UE, che costringono le Pmi del settore a operare con margini ristretti, trovandosi così a competere in un contesto in cui non possono abbassare ulteriormente i costi senza compromettere la qualità o la sostenibilità.

A peggiorare il quadro ci sono i severi vincoli ambientali imposti alle aziende che operano nella Ue. I quali, spiega Conserva, “pur essendo cruciali per la transizione ecologica, impongono oneri economici pesanti alle aziende”. La disparità tra normative europee e asiatiche crea, come di fatto ha sottolineato anche Draghi, uno squilibrio di competitività. “Le Pmi”, prosegue Conserva, “sono la spina dorsale dell’economia europea e questa pressione potrebbe portare alla chiusura di molte di loro o alla delocalizzazione della produzione, con conseguenze gravi per l’occupazione e il tessuto industriale locale. In questo scenario, una risposta politica efficace dovrebbe essere, oltre all’abolizione dei dazi all’import di alluminio grezzo, quella di ripensare l’attuale Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM) istituito dalla Commissione Europea, trasformandolo da dazio ambientale qual è sostanzialmente oggi, ad uno stimolo alla industrializzazione sull’esempio dell’Inflation Reduction Act (IRA) americano”. 

Solo attraverso una combinazione di politiche di tutela, comprendenti ad esempio migliori e più rapide misure antidumping, e un rafforzamento delle capacità produttive interne, conclude il Presidente FACE, “l’industria dell’alluminio europea può sperare di rimanere competitiva di fronte all’aggressiva concorrenza asiatica”.

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